venerdì 16 dicembre 2011

ABBIGLIAMENTO E ORNAMENTI

La via dell'ambra.

Sull'abbigliamento delle genti dell'età del Bronzo le conoscenze sono abbastanza scarse. Certamente si utilizzavano abiti di tessuto di lino e di lana, nonchè di pelli di capra e di cervo.
Le palafitte svizzere e italiane hanno restituito frammenti di tessuti, soprattutto di lino, che ci informano sulle tecniche di lavorazione. Si producevano tessuti di colore uniforme oppure decorati a riquadri colorati, del tipo cd. scozzese (documentati anche dalla ricca decorazione geometrica delle stele antropomorfe dell'età del Rame scoperte ad Aosta e Sion), a broccato e a ricamo. I colori sono quasi sempre perduti a causa della carbonizzazione del tessuto. Un tessuto di lana rinvenuto nelle miniere di sale di Dürnberg nel Salisburghese e datato al Bronzo Finale, presentava motivi di colore bruno scuro e verde su fondo giallo chiaro, un altro ancora motivi blu e viola scuro. I colori impiegati per la tintura dei fili erano di origine vegetale: il blu si ricavava dall’ontano nano (Sambucus ebulus),il giallo dal guado (Reseda luteola), il rosso dal Chenopodium album o dal Galium palustre, il lillà dal mirtillo (Vaccinium myrtilus).
Per quanto riguarda la forma e il tipo di abiti, gli unici documenti disponibili provengono dalle sepolture entro bare di tronchi di quercia scoperte in Danimarca. Le donne indossavano una camicetta a maniche corte e una gonna lunga fino al ginocchio, gli uomini una tunica, stretta in vita da una cintura, e un mantello.
Gli spilloni di bronzo o di osso o corno avevano la funzione delle attuali fibbie di sicurezza o dei nostri bottoni.
Sono numerosi gli oggetti di ornamento ritrovati negli abitati o nelle tombe. I più frequenti sono gli elementi di collana che mostrano una grandissima varietà : perline di calcite e di steatite; tubetti di Dentalium fossile; piastrine di madreperla ritagliate da valve di lamellibranchi; conchiglie marine, soprattutto Cardium o Pectunculus, perforate all’umbone; denti di animali forati alla radice (specialmente canini di orso, di volpe, lupo, cervo, cinghiale); perline di pasta vitrea di colore verde-azzurro e, infine, perle di ambra.
L’ambra è una resina fossile, di cui esistono molte varietà che si differenziano per le loro caratteristiche fisiche e chimiche, per la provenienza geologica e per la distribuzione geografica. Le analisi mediante spettroscopia di assorbimento dell’infrarosso hanno dimostrato che l’ambra dell’età del Bronzo e poi dell’età del Ferro è di provenienza nordica. Le principali regioni di origine erano le coste occidentali della penisola dello Jutland e le coste dei paesi baltici, in particolare della penisola del Samland nella baia di Danzica e della Lettonia.
L’ambra baltica, detta anche succinte per l’alto contenuto di acido succinico, è una resina secreta da un pino dell’epoca terziaria, il Pinus succinifera, diffuso durante l’Oligocene nell’Europa settentrionale. Il suo colore naturale varia dal giallo chiaro al rosso cupo. Affiora naturalmente a causa dell’erosione del mare e dei fiumi lungo la fascia che costituì il limite meridionale delle fronti dei ghiacci durante il Pleistocene.
Nell’Europa settentrionale l’ambra era conosciuta e utilizzata da millenni per fabbricare oggetti di ornamento, ma è soltanto verso la fine del Bronzo Antico che ha inizio il suo commercio con le regioni dell’Europa centrale e mediterranea, destinato a perdurare fino all’epoca romana e medioevale.
Per le sue qualità estetiche – colore, leggerezza, limpidezza – oltre che per la sua provenienza esotica, essendo oggetto di scambi a lunga distanza, l’ambra fu considerata un materiale prezioso di grande valore e probabilmente anche dotato di valenze magiche in virtù delle sue qualità elettrostatiche.
Gli ornamenti d’ambra cominciano a diffondersi intorno al XVIII-XVII secolo a. C. nella cultura di Unetice della Boemia, quindi nella cultura del Wessex del sud dell’Inghilterra e nella cultura di Polada in Italia settentrionale. Durante il Bronzo Medio l’uso di ornamenti d’ambra si generalizza nella cultura dei Tumuli dell’Europa Centrale e in quella palafitticola e terramaricola del Nord Italia. A partire dal XVII-XVI secolo l’ambra compare anche nella Grecia micenea. Nell’area culturale palafitticolo-terramaricola l’ambra si trova sotto forma di perle globulari o a disco globulare o più raramente biconiche. Perle d’ambra oltre che come elementi di collana, erano utilizzate anche come fermapunte per gli spilloni come dimostrano i ritrovamenti della necropoli di Franzine Nuove (Verona). Uno spillone della palafitta della Maraschina (Sirmione) aveva una perla globulare d’ambra come capocchia.
Dalla distribuzione dei ritrovamenti è possibile ricostruire le vie seguite dal commercio dell’ambra. Durante l’età del bronzo, fino al XII sec. a C., la maggior parte dell’ambra proveniva dallo Jutland ed era diffusa lungo le coste del mare del Nord fino al Wessex e alla Bretagna, e lungo le vie fluviali del Reno e dell’Elba verso sud e sud-est, fino alla regione alpina e al bacino carpatico. In Italia il percorso dell’ambra seguiva certamente al valle dell’Adige, dalla Val Venosta fino al lago di Garda.
Non è invece chiaro per quali vie giungesse in Grecia, se cioè dal bacino carpatico o dall’Italia settentrionale, dal momento che i ritrovamenti di ambra nell’età del Bronzo della penisola italiana o nei Balcani centromeridionali sono poco frequenti. A Micene e a Kakovatos in Grecia, nella cultura dei Tumuli della Germania sud-occidentale e nella cultura del Wessex in Inghilterra si trovano placchette d’ambra con perforazioni complesse, che servivano come separatori dei fili delle collane e che dimostrano l’esistenza di rapporti tra queste regioni, confermati anche dai dischi d’ambra con i bordi incapsulati da una foglia d’oro ritrovati a Creta (Isopata, tomba delle bipenni) e nello Wiltshire.
A partire dal Bronzo Finale (XII-X sec.a.C.) e durante l’età del Ferro la via dell’ambra si sposta più a oriente. La principale zona di approvvigionamento diventa il Baltico e dal corso  inferiore della Vistola fino alla Slesia, dalla Moravia fino al Danubio la nuova via dell’ambra giunge alla foce dell’Isonzo, dove poi sorgerà Aquileia, il principale centro del commercio e della lavorazione dell’ambra in età romana.

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