venerdì 16 dicembre 2011

IL MESOLITICO: GLI ULTIMI CACCIATORI-RACCOGLITORI D'EUROPA II

Nuove strategie economiche e nuove tecniche di caccia: l'invenzione dell'arco.

Gli eco-sistemi postglaciali erano più complessi e meno stabili di quelli dell'età tardo glaciale, poichè i cambiamenti stagionali nella vegetazione e nella fauna diventarono più marcati e la quantità e il numero delle specie animali più suscettibili di fluttuazioni  periodiche, non sempre prevedibili. Con l'estensione della foresta temperata si verificò una diminuzione della biomassa dei grandi erbivori gregari, che costituivano l'ineusaribile fonte di cibo delle popolazioni del Paleolitico Superiore. Questo fatto, unitamente alla scomparsa della grande arte delle caverne, ha indotto a ritenere il mesolitico un periodo di decadenza. In realtà, di fronte ai grandi cambiamenti ambientali i Mesolitici hanno saputo adottare nuove strategie economiche, consistenti nello sfruttamento di una gamma più ampia di biotipi e in modo più intenso e completo: caccia grande e piccola caccia, pesca, uccellagione, raccolta intensiva dei molluschi e di tutte le risorse vegetali disponibili. Per realizzare le nuove strategie economiche erano necessarie nuove tecnologie e il Mesolitico fu un periodo di significative conquiste anche nel campo della tecnologia.
L'evoluzione delle industrie litiche è una conseguenza diretta dei cambiamenti nelle tecniche della caccia. La caratteristica principale delle industrie mesolitiche è il microlitismo. Dai nuclei di selce si ottenevano lamelle e microlamelle, che erano ritoccate per fabbricare strumenti di piccole dimensioni, a volte di piccole dimensioni, a volte di pochi millimetri di lunghezza. I microliti erano destinati a essere inseriti in un supporto di legno o di osso e fissati con resina di corteccia di betulla o di altre essenze vegetali (pino, agrifoglio, vischio, cardo), a volte impastata con cera d'api e riscaldata a fuoco lento. La proliferazione delle armature microlitiche, spesso di forma geometrica (semiluna, triangoli, trapezi) corrisponde all'uso ormai generalizzato dell'arco.
Il propulsore, caratteristico del Paleolitico Superiore, permetteva di scagliare giavellotti o arpioni a breve distanza ed il suo uso era possibile in spazi apertissime la tundra, ma non nella foresta temperata. Per cacciare il cervo o il cinghiale nella foresta era indispensabile un'arma più veloce e precisa: l'arco.
La grande quantità di armature microlitiche nei siti mesolitici è la prova indiretta della caccia con l'arco. Gli archi e le frecce più antichi finora ritrovati provengono dall'Europa Settentrionale. A Stellmoor, un sito della cultura di Ahrensburg, è stato trovato un arco in legno di pino, databile al Dryas III. Le frecce in legno di pino con armature microlitiche fissate con resina di pino scoperte a Loshult nella Svezia meridionale risalgono al Preboreale. Le frecce di Vinkel e di Holmegaard, sempre in pino, e gli archi di Holmegaard, in legno di olmo, lunghi 1,5 - 1,9 m., sono di età boreale e appartengono alla cultura di Maglemose.
E' probabile che l'arco sia stato inventato  già alla fine del Paleolitico Superiore e che fosse di uso corrente nelle culture epigravettiane dell'area mediterranea e in quelle epipaleolitiche del vicino Oriente, dove i microliti erano già ampiamente diffusi e le trasformazioni ambientali prodotte dal miglioramento del clima avvennero precocemente rispetto all'Europa continentale e settentrionale.
Per comprendere l'importanza dell'arco bisogna tenere presente che la capacità di penetrazione di un proiettile si deve all'energia cinetica che conserva al momento dell' impatto, la quale è funzione della massa e della velocità. Con il propulsore si possono scagliare lance, giavellotti, arpioni anche fino a 100 m., ma la velocità è bassa e la precisione scarsa, per cui è necessario avvicinarsi molto alla preda per avere successo.
Al contrario, la tensione della corda dell'arco conferisce alla freccia una velocità molto elevata, superiore a 100 km. all'ora. Una freccia del peso di 15-30 gr. Compie una traiettoria di 100 m. in poco più di 3 secondi e conserva un'energia d'impatto superiore ai pallini da caccia di calibro 14. Alla velocità l'arco unisce una grande precisione di tiro: non è più necessario avvicinarsi molto alla preda, poichè un animale avvistato a 60-70 m. di distanza è virtualmente morto. Le armature microlitiche pesano in genere tra 0,5 e 2,0 gr. e rispondono quindi perfettamente ai requisiti richiesti per una freccia.
La maggiore efficacia nella caccia resa possibile dall'arco, unitamente alle nuove strategie economiche di sfruttamento di una più ampia gamma di risorse, ha avuto rilevanti conseguenze sociali e culturali: maggiore sicurezza di cibo ha prodotto un incremento demografico tra le 5 e le 10 volte rispetto al Paleolitico Superiore; grazie all'arco le bande di cacciatori, a differenza di quanto avveniva nel Paleolitico, possono essere più piccole e più autonome e le comunità possono essere formate soltanto da poche famiglie; rispetto all'azione collettiva richiesta dalla caccia ai grandi branchi di erbivori gregari del Paleolitico acquista maggiore importanza l'azione del singolo cacciatore.
Minore dimensione dei gruppi e forte incremento demografico determineranno un'occupazione più capillare del territorio e una maggiore diversificazione culturale.
Gli abitati mesolitici sono piccoli e di breve durata, per lo più soltanto stagionale. Le abitazioni, costruite in materiali leggeri e deperibili, hanno lasciato poche tracce: buche di palo disposte in modo da delimitare uno spazio circolare, ovale o quadrangolare, allineamenti o cerchi di pietre che servivano per bloccare la base di tende rotonde o rettangolari, piattaforme di travi e cortecce di betulla, conservatesi negli ambienti umidi, pavimentazioni di pietre. La frequentazione di ripari sotto roccia è ben documentata soprattutto nell'Europa meridionale e nella regione alpina.

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