venerdì 16 dicembre 2011

IL MESOLITICO DELL'ITALIA SETTENTRIONALE

Ambiente ed economia.

Lo studio dei pollini, dei carboni, dei resti micro-e macro-faunistici raccolti in ciascun livello nei siti pluristratificati di Romagnano, Pradestel e Vatte di Zambana (TN) ha permesso di delineare l'evoluzione del clima e dell'ambiente dall'inizio dell'età olocenica.
L'area della Val d'Adige sembra essere stata interessata da un ritiro dei ghiacciai già durante il tardoglaciale; a quell'epoca un grande bacino lacustre era racchiuso tra le morene della conca di Trento. L'aumento progressivo della temperatura, non accompagnato da un analogo incremento nella piovosità, causò l'insorgere di un clima caldo e arido, con la conseguente scomparsa della flora e della fauna pleistoceniche e determinò la diffusione di associazioni faunistiche e floristiche mediterranee anche in aree montane. Le fasi più antiche del Mesolitico, ricadenti nei periodi climatici Preboreale e Boreale, vedono ancora un'ampia diffusione del pino silvestre montano e di micromammiferi che prediligono ambienti freddi (es. microtus nivalis). Tra gli animali cacciati prevale decisamente lo stambecco. In seguito si assiste a una sensibile diminuzione di tali specie, a favore di specie termofile: ha inizio così la diffusione dei boschi di latifoglie e del querceto misto, che culminerà nel periodo Atlantico, alla cui fase iniziale sono riferibili le industrie castelnoviane. Anche l'incidenza dello stambecco diminuisce a favore di specie caratteristiche degli ambienti forestali quali il cervo, il capriolo e il cinghiale.
L'economia del Mesolitico si basa sullo sfruttamento di risorse alimentari molto diversificate: le tradizionali attività di caccia ai grandi mammiferi vengono integrate da pesca, raccolta di molluschi di acqua dolce (Unio) e uova, caccia a tartarughe, lontre, castori, uccelli.
Le condizioni climatiche e ambientali sembrano aver influenzato in misura notevole le scelte insediative delle comunità di cacciatori-raccoglitori mesolitici. Durante il Sauveterriano ai siti di fondovalle (es. Romagnano Loc. III, Pradestel, Vatte di Zambana, Riparo Gaban, Riparo Soman) si associa l'occupazione di aree ad alta quota, tra i 1800 e 2300 m. Si tratta per lo più di ripari o di siti all'aperto, ubicati in prossimità di zone di passo o di bacini lacustri sulle Dolomiti, sulle Alpi Aurine e Sarentine, sul M. Baldo e sul M. Pasubio. Tra i più importanti si possono citare i siti dei Laghetti di Colbricon (1908-2100 m), quelli del Passo Oclini, del Pian dei Laghetti, del Lago delle Buse, e il riparo I del Plan de Frea, in Alta Val Gardena (1930 m.). La frequentazione di siti d'alta quota, ai limiti tra i boschi e le praterie, è stata messa in relazione alla caccia allo stambecco e al camoscio, animali costretti a migrare in aree montane montane in seguito ai mutamenti climatici insorti con l'oscillazione di Allerod : si tratterebbe dunque di accampamenti stagionali secondari, complementari a quelli di fondovalle. Lo studio dei manufatti litici consente di formulare ipotesi circa la funzione dei diversi siti: a Colbricon 1, per esempio, è stata messa in luce un'area di officina litica, adiacente a un focolare; si tratterebbe dunque di un bivacco  in cui si confezionavano strumenti per la caccia. Al contrario, il sito 6, a quota più elevata, ha restituito solo alcune categorie di manufatti, con predominio delle armature, che suggeriscono una sua funzione di sito di avvistamento della selvaggina.
Vi sarebbero dunque siti di sussistenza, ubicati in prossimità del lago, e siti di crinale, ad essi complementari, adibiti all'avvistamento e alla caccia.
Durante il Castelnoviano si assiste invece a una generale attenuazione della frequentazione della località d'alta quota, causata verosimilmente dalla graduale scomparsa dello stambecco; ai siti di fondovalle, che continuano ad essere occupati, si assoociano ora siti di collina e di pianura. Siti castelnoviani sono noti anche nell'area occidentale (M. Cornizzoli-CO-, Liguria) e sull'Appennino Tosco-emiliano (Passo della Comunella, Lama Lite-RE-).
Le strutture d'abitato.
I dati relativi alle strutture abitative del Mesolitico sono purtroppo molto lacunosi : a Romagnano Loc III, nel livello AC datato al Sauveterriano, si sono rinvenuti resti di una capanna parzialmente distrutta dai lavori di cava; si tratta di una depressione circolare interpretata come fovea per il focolare, di una buca di palo e di un acciottolato piuttosto regolare. Una buca analoga e diversi pozzetti sono stati messi in luce anche al Riparo Gaban.
Nel riparo I di Plan de Frea I (Sauveterriano medio) è stato portato alla luce un fondo di capanna di forma piriforme, leggermente infossato e addossato alla parete del riparo. Una serie di grosse pietre poste lungo il perimetro aveva forse lo scopo di ancorare la copertura di pelli.
Il sito 1 del Colbricon (Sauveterriano antico, 7420+-130 a.C.) presenta una fovea per focolare, accanto a cui si sono distinti aree con concentrazioni di manufatti di diverse categorie, una delle quali interpretabile come officina litica.

Nessun commento:

Posta un commento