venerdì 16 dicembre 2011

IL MESOLITICO: GLI ULTIMI CACCIATORI-RACCOGLITORI D'EUROPA

Cambiamenti climatici e trasformazione del paesaggio: la rivoluzione verde.

Il termine Mesolitico designa un periodo della preistoria caratterizzato da microliti di forma geometrica, successivo all'ultima glaciazione e anteriore al diffondersi dell'agricoltura, intermedio quindi tra Paleolitico e Neolitico. In realtà i limiti cronologici superiore e inferiore sono un po’ fluidi e variano da regione a regione. Il processo del cambiamento in alcune regioni fu graduale e affonda le sue radici nell'età tardo-glaciale, quando, specialmente nelle zone mediterranee, i cacciatori-raccoglitori paleolitici cominciarono ad adattarsi ad un ambiente che diventava sempre più temperato.
L'arco di tempo interessato dalle culture mesolitiche è caratterizzato da grandi cambiamenti climatici che trasformarono profondamente i territori ed i paesaggi europei, creando nuovi ambienti naturali. Negli ultimi tempi del Tardoglaciale ebbe inizio il processo di deglaciazione. In base allo studio dei foraminiferi dei sedimenti del fondo dell'Atlantico e alle variazioni degli isotopi stabili dell'ossigeno e del carbonio nei ghiacciai della Groenlandia, è stato calcolato che l'aumento della temperatura durante l'interstadiale di Alleröd (10800-9900 a.C.) sia stato di oltre 7 gradi. Il paesaggio della tundra scomparve dalla maggior parte della Francia e dell'Europa centrale e con esso la renna. Il fronte dell'immensa calotta glaciale che scendeva fino ai Paesi Bassi, alla Germania settentrionale e al nord della Russia cominciò ad arretrare, mentre i grandi ghiacciai della catena alpina si ritiravano alle medie ed alte quote. Nel successivo Dryas III, tra 9900 e 9300 a.C., il clima diventò nuovamente molto freddo, ma la renna non tornò più nei territori abbandonati e le fronti glaciali non scesero più a latitudini e a quote così basse come quelle raggiunte prima dell'oscillazione calda di Alleröd.
Con la fine del Dryas III verso il 9300 a.C. termina il Pleistocene, l'età delle glaciazioni, ed ha inizio l'Olocene, il periodo geologico recente in cui ancora viviamo, caratterizzato da un clima sostanzialmente simile a quello attuale, con oscillazioni di temperatura e umidità/aridità piccole in confronto a quelle pleistoceniche.
La successione delle zone polliniche definita per la prima volta nell'Europa settentrionale scandisce i tempi olocenici, vale a dire gli ultimi 1100 anni della storia della terra: Preboreale ( 9300-7825 a.C.), dal clima temperato e secco; Borale (7825-6800a.C.), dal clima caldo e umido, ma con oscillazioni fresche e umide; Sub-Atlantico (da 800 a.C. ad oggi, fresco e umido, con oscillazioni calde).
Nel corso del Preboreale e del Boreale la temperatura aumentò progressivamente, per raggiungere il suo massimo nell'Atlantico, le grandi calotte glaciali dei poli diminuirono di volume e si innalzò il livello degli oceani e dei mari. In 2500 anni il livello del mare salì di circa 60 metri, attestandosi a -40/-20 rispetto alla quota attuale, che sarà raggiunta soltanto tra la fine dell'Atlantico e l'età storica. Verso il 7300 a.C. l'Inghilterra rimase separata dal continente. Nella penisola scandinava all'aumento del livello del mare corrispose il fenomeno isostatico di sollevamento delle terre liberate dal peso delle enormi masse di ghiaccio: in conseguenza di questi fattori contrastanti l'area del golfo di Bothnia passò da lago sbarrato dai ghiacci a mare a Yoldia, quindi a lago ad Ancylus, per ritornare verso il 5500-5000 a.C. ancora a mare (a Litorina).
La piattaforma continentale invasa dalle acque della Manica, del Mare del Nord e del Baltico fu persa per l'insediamento umano, ma contemporaneamente si liberavano spazi ancora più grandi per lo scioglimento della calotta glaciale.
Ai cambiamenti nell'estensione della terra e del mare si accompagnarono le trasformazioni del paesaggio: la grande foresta temperata si diffuse progressivamente da sud verso nord, soppiantando i paesaggi aperti della tundra.
Nell'Europa centro-settentrionale alla foresta rada di betulle e pini del Preboreale, seguì quella di Pini e il massimo della diffusione del Nocciolo nel Boreale, quindi la foresta densa del Querceto misto (quercia, olmo, ontano, carpino).
I grandi branchi di erbivori migratori di grossa taglia che popolavano gli spazi aperti della tundra scomparvero: alcuni come il mammuth, il rinoceronte lanoso o il cervo gigante si estinsero, altri come la renna migrarono verso le latitudini più settentrionali o verso est come il cavallo, e furono sostituiti dal cervo, dal cinghiale, dal Bos primigenius, dal daino e nelle aree montane dall'alce, animali che vivono in gruppi più piccoli e che non hanno un marcato comportamento migratorio. Nel bosco denso che ricoprì l'Europa crebbe il numero e la varietà della piccola fauna di mammiferi.
La sommersione della piattaforma continentale determinò condizioni favorevoli per la ricchezza in quantità e diversità della fauna marina nelle acque poco profonde lungo le zone costiere e lo stesso fenomeno si verificò in molte aree lagunari e lacustri.

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