venerdì 16 dicembre 2011

I TEMPLI MALTESI DELLA DEA MADRE

L'isola di Malta venne raggiunta dai primi gruppi di colonizzatori intorno al 5000 a.C. Erano agricoltori e allevatori neolitici provenienti dal villaggio di Stentinello presso Siracusa, che fabbricavano contenitori in ceramica decorati da caratteristiche figure geometriche riempite di pasta bianca. Nei secoli seguenti altre genti giunsero dalla Sicilia, riconosciute dagli archeologisempre per l'uso di specifiche classi di ceramica. Intorno al 3600 a.C. ebbe inizio nell'isola di Gozo la costruzione dei templi megalitici di Ggantija (nome locale che significa "torre dei giganti"), cui seguì una fase di transizione (3300-3000 a.C.) cui appartiene a Malta il tempio-sepolcro sotterraneo di Hai Saflieni; quindi, fino al 2500 a.C, la "civiltà dei templi" maltese raggiunse l'apogeo, innalzando i complessi religiosi di Mnajdra, Hagar Qim e Tarxien, ricchi di decorazioni a spirale e di elementi che confermano l'appartenenza al culto mediterraneo della Dea Madre. Poi, improvvisamente, l'arcipelago maltese fu abbandonato da tutti i suoi abitanti per cause sconosciute. Per un migliaio di anni i nuovi arrivati utilizzarono i templi di Tarxien per seppellirvi i loro morti ed eressero semplici dolmen, del tipo di quelli presenti nel Salento (probabile indizio della loro provenienza dalla Puglia), quindi intorno al 1500 a.C. una quarta invasione dell'isola portò altre genti -ancora dalla Sicilia - che si insediarono in villaggi fortificati. Sembrano risalire a quel periodo le misteriose "carreggiate", i profondi binari che solcano la superficie rocciosa delle isole. Infine fu la volta dei Cartaginesi, dei Fenici, dei Romani. La splendida civiltà dei templi megalitici era ormai solo un lontano ricordo inghiottito dai millenni.
Capolavori di architettura preistorica
templi megalitici di Malta sono le prime costruzioni complesse progettate e realizzate dall'uomo neolitico nel bacino del Mediterraneo. Maestosi e articolati in più ambienti, rispondono a schemi creativi e innovativi costanti, mai visti prima di allora. La loro forma tipica si è ripetuta per oltre un millennio, pur con le aggiunte dovute all'evoluzione architettonica e alle esigenze del culto. Un possente muro perimetrale esterno, di solito a forma di "D" rovesciata, racchiude nel suo interno un numero di camere variabile da due a sei, organizzate simmetricamente a coppie opposte o "a trifoglio", affacciate su un corridoio oppure su un cortile centrale (o su entrambi). Le pareti delle stanze presentano forma semicircolare absidata od ovale (la forma tonda domina ogni parte dei templi, totalmente privi di spigoli vivi) e sono delimitate da murature megalitiche distanti anche cinque metri dai muraglioni perimetrali: lo spazio intermedio è sempre riempito da terra e detriti pietrosi. Nei cortili, altari, enormi tazze, vasi e statue costituiscono gli apparati necessari per lo svolgimento dei riti religiosi, conclusi da sacrifici di animali. Le facciate monumentali concave a esedra dei templi prospettano su ampi piazzali esterni; spesso un sedile di pietra corre alla base delle pareti, ai lati dell'ingresso trilitico formato da blocchi giganteschi; la copertura era assicurata da tetti in legno, di cui non vi è più traccia. Gli enormi blocchi calcarei impiegati per i muri perimetrali pongono interrogativi a proposito del loro taglio e del trasporto, perché in quel tempo gli antichi Maltesi disponevano soltanto di strumenti litici.
Le meraviglie dei templi di Malta
Secondo la leggenda, i templi megalitici di Malta furono costruiti da un gruppo di giganti semidei, i soli in gradi di estrarre e trasportare gli enormi blocchi di calcare di cui sono fatti. Ai margini dell'altipiano di Xaghra, nell'isola di Gozo, i due templi del complesso di Ggantija sono circondati da un muraglione oggi alto sei metri, formato da ciclopici monoliti. Il tempio posto a sud è il maggiore e il più antico. Rispetto allo schema a trifoglio dei monumenti innalzati in precedenza (Kordin, Ta' Hagrat), questo tempiopresenta per la prima volta cinque ambienti absidati. Un'imponente entrata formata da due file di ortostati perfettamente squadrati immette in una coppia di camere opposte; un secondo ingresso simile, posto di fronte al precedente, comunica con tre camere maggiori aperte a trifoglio su un cortile, pavimentato come i corridoi. L'ambiente più grande misura 10,50 metri per 9 e sul fondo è occupato da un altare formato da lastre calcaree orizzontali sostenute da pilastrini, diviso in tre parti da due alti monoliti verticali. Le pareti interne delle stanze sono inclinate verso l'interno e dovevano essere intonacate e dipinte; perforazioni nei blocchi monolitici segnalano l'esistenza di porte, altri presentano tracce di rilievi a spirale o sono ricoperti da forellini praticati con un trapano; oltre agli altari, l'apparato di culto comprende nicchie, tabernacoli, vasi in pietra, spioncini rettangolari a feritoia aperti nei blocchi e fori nel pavimento, tutti elementi che indicano una raffinata e pianificata capacità costruttiva. Il tempio minore settentrionale appartiene allo schema a quattro camere quasi semicircolari opposte a coppie, con impiego di blocchi concavi sui bordi superiori degli ingressi e su quelli interni destinati a sostenere l'architrave, migliorandone la stabilità. 
Hal Saflieni
Nell'isola di Malta, nei pressi dell'abitato di Paola, l'ipogeo di Hai Saflieni è la più enigmatica e originale realizzazione della civiltà dei templi, che probabilmente accomunava il mondo dei vivi a quello dei morti, affidati entrambi alla dea della fertilità. Esso è formato da un complicato labirinto, articolato su tre piani sotterranei, di camere per sepolture collettive che accolgono i resti parziali di 6000-7000 individui, con corridoi e ambienti riservati al culto, profondi 10 metri e mezzo. Gli ingressi trilitici, la forma circolare delle stanze, le decorazioni spiraliformi in ocra rossa di pareti e soffitti arrotondati, altari e nicchie, consentono di comprendere meglio la struttura e gli arredi dei templi in superficie. Al secondo piano dell'ipogeo s'incontra la cosiddetta "Stanza dell'Oracolo", un locale rettangolare con una piccola nicchia ricavata ad altezza d'uomo nella parete, dalla quale le parole pronunciate o anche solo sussurrate vengono diffuse da una formidabile acustica. Era forse questo il trucco di cui si serviva il sacerdote per far giungere i suoi messaggi alla sacerdotessa raffigurata nella statuina della Signora Dormiente? La parte centrale dell'ipogeo è costituito dalla "Sala d'Aspetto" che immette nella "Camera Principale", da cui si passa nel "Sancta Sanctorum", riservato al culto: tutti gli ambienti presentano finti ingressi trilitici, architravi tondeggianti e tetti a pseudovolta. Si ritiene che Hai Saflieni sia stato un luogo di culto non aperto ai fedeli, ma destinato a particolari cerimonie e alle sepolture secondarie della popolazione.
Mnajdra e Hagar Qim
Sulla costa occidentale di Malta, di fronte all'isolotto di Filfola, i tre templi di Mnajdra, appartenenti a periodi differenti, si affacciano su un cortile semicircolare da due diversi livelli. In alto vi è il più antico, un tempio a trifoglio della fase Ggantija, in basso quello meglio conservato, con una bella facciata, concava e fitte perforazioni al trapano su due blocchi calcarei interni e alcuni spioncini a feritoia che comunicano con probabili "stanze dell'oracolo". Il tempio centrale, costruito per ultimo, ha un triplo ingresso monumentale e presenta su un blocco la curiosa scultura del tempio completo del tetto. Nel tempio meridionale, risalente alla più antica fase di Tarxien, la prima coppia di camere presenta grandi nicchie alle pareti e una struttura trilitica densamente decorata da perforazioni al trapano; la successione di alcuni corsi orizzontali di blocchi calcarei aggettanti verso l'interno conferma che gli ambienti erano coperti da tetti a pseudovolta. Forse la firma dell'architetto che lo innalzò? A poca distanza, in posizione dominante, si trova il maggiore complesso megalitico dell'isola, costituito dal tempio di Hagar Qim, più volte ampliato. La monumentale facciata comprende un monolite alto cinque metri che emerge dalla muratura e il maggiore lastrone calcareo conosciuto, alto sette metri e pesante 20 tonnellate; alcune stanze che prospettano sul cortile interno sono ornate da altari a forma di fungo sostenuti da pilastrini ricoperti di perforazioni, da blocchi calcarei traforati e nicchie, che hanno restituito statuine femminili fra cui la famosa "Venere". La camera più meridionale contiene al posto dell'altare un monolite cilindrico fallico, simile a un secondo collocato all'esterno, probabile indizio che questo tempio era dedicato al culto della fertilità.
Tarxien
Il complesso dei quattro vastissimi templi di Tarxien, innalzati fra il 3300 e il 2500 a.C, rappresenta l'apogeo della civiltà maltese e segna anche la sua repentina conclusione. Il tempio meridionale presenta una facciata a esedra lunga 34 metri e quattro stanze absidate che hanno restituito blocchi calcarei decorati da sculture a spirali oculiformi e di animali, gli stessi che venivano sacrificati usando il pugnale sacro di selce ritrovato nella nicchia presso un altare. Affacciata su un cortiletto, vi era la grande statua attribuita alla Dea Madre, di cui rimane solo la parte inferiore. Fra gli altri templi di Tarxien, quello centrale a sei camere fu l'ultimo a essere costruito; il vasto cortile pavimentato accoglie un grande focolare rotondo in pietra, mentre una camera è occupata da un'enorme tazza, pure in pietra, forse destinata a contenere gli animali sacrificati; altri ambienti sono accessibili scavalcando i blocchi posati sul pavimento e inseriti in ortostati verticali ornati da rilievi a doppia spirale, forse segno che in quei locali potevano entrare solo i sacerdoti.
Una fine misteriosa
Intorno al 2500 a.C. la popolazione dell'arcipelago maltese doveva superare i 10 000 abitanti. All'improvviso le isole si spopolarono, i villaggi furono abbandonati e occupati poco dopo da nuove popolazioni, che utilizzarono i templi di Tarxien per un migliaio d'anni come cimitero. Anche se non è del tutto escluso che questa invasione possa essere stata una delle cause dell'abbandono, poiché non si è trovata traccia di violenze né di distruzioni, prevale la tesi che i nuovi arrivati abbiano trovato le isole deserte. Le ipotesi avanzate sulle cause di tale evento misterioso sono molteplici: un prolungato periodo di siccità, l'aumento della popolazione e la mancanza di terre da coltivare, una micidiale epidemia, una rivolta contro la classe sacerdotale divenuta troppo potente, la volontà espressa dalla divinità venerata nei templi... Forse non sapremo mai cosa accadde realmente: in ogni caso si trattò di un avvenimento straordinario, che cancellò una civiltà evolutissima, rimasta confinata per oltre mille anni nelle piccole isole maltesi, dove manifestò una sorprendente capacità costruttiva autonoma e una fortissima motivazione religiosa rivolta al culto della Dea Madre. Ma perché templi simili esistono soltanto a Malta e a Gozo? È verosimile l'ipotesi che fossero santuari frequentati dai navigatori mediterranei? A giudicare dalla loro esclusività, sembrerebbe fossero riservati al culto locale; di sicuro i costruttori degli ineguagliati templi megalitici non venivano dall'esterno, perché altrimenti esisterebbero anche altrove monumenti simili. Mentre venivano innalzati i templi di Malta, a Stonehenge si compivano le prime due fasi di costruzione del tempio e a Carnac sorgevano imponenti monumenti megalitici. Tale contemporaneità ha alimentato discussioni sul ruolo maltese nella diffusione del megalitismo. Poiché è accertato che questo fenomeno nacque e si sviluppò in Bretagna, Malta può essere stato il centro di rielaborazione e di rilancio di questa ideologia al centro del Mediterraneo, accolto e manifestato in forme diverse. Ma chi portò a Malta il messaggio megalitico dalle coste atlantiche?
LE ENIGMATICHE "CARREGGIATE"
Le isole maltesi offrono un'altro enigma: le "carreggiate", o "binari", o cart-ruts (sotto). Sono dei percorsi con sezione a "V", formati da due solchi paralleli posti alla distanza di 1,30 metri e profondi in media 6-10 centimetri, che attraversano in più punti la superficie rocciosa di Malta e Gozo, sia in zone pianeggianti, sia su erte colline. Straordinarie le zone di "scambio" tra diversi binari, proprio come avviene nelle stazioni; eccezionali i solchi che da alcune spiagge si inabissano in mare. Il fatto che alcuni binari siano stati tagliati da tombe puniche lostra la loro anteriorità, ma non si sa di quanto; la presenza di solchi che da antiche cave di tufo conducono alle porte di villaggi dell'Età del Bronzo indicherebbe l'uso dei binari: vi scorrevano le ruote di carri o i pattini di slitte per il trasporto dei blocchi impiegati nella costruzione delle case.
LE STATUE FEMMINILI DI MALTA
La colossale statua femminile restituita dal complesso di templi di Tarxien è incompleta, ma lascia intuire che doveva essere alta circa tre metri. Nel cortile del tempio meridionale, un basamento decorato con motivi spiraliformi e geometrici sostiene la parte inferiore della statua, formata da due grasse gambe e una lunga sottana a pieghe; i piedi sono invece ben proporzionati. Il suo aspetto completo si può intuire da alcune statuine femminili acefale del tempio di Hagar Qim, una seduta e l'altra in posizione eretta: entrambe raffigurano divinità obese, con volutaaccentuazione delle proporzioni delle cosce e dei glutei. L'intenzionalità di tali sculture è provata dalla presenza di un'altra statuina, chiamata Venere di Malta: nella sua nudità offre un corpo generoso con grandi seni, ma realistico e ben proporzionato. Enigmatica è invece la statuina della Signora Dormiente dell'ipogeo di Hai Saflieni, una grassa figura femminile a busto scoperto, vestita con una gonna a pieghe, ritratta mentre dorme su un lettino con la testa appoggiata sul braccio piegato. Ma i templi megalitici maltesi erano ornati anche da simboli fallici e rilievi di animali (capre, montoni, buoi, tori, maiali) che provano l'adesione a un culto completo della fecondità. La presenza ricorrente del simbolo della spirale (specialmente a Tarxien), semplice, doppia o con quattro ricche volute contrapposte, viene considerata dagli studiosi la sintesi grafica del culto della vita.

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